L’ho letto, abbastanza in fretta, e coinvolto dall’atmosfera abbastanza ansiogena del racconto. Ci sono tante cose in cui mi ritrovo, da milanese nato e cresciuto li’, con riferimenti alla Liguria, al sud della Francia e, guarda un po’, anche a Vancouver dove mi ritrovero’ per due volte nel corso del 2011. Non sono certo che le descrizioni centratissime di luoghi, persone e manie tipicamente milanesi verranno colte da chi milanese non e’. Per il resto il romanzo funziona, c’e’ forse un po’ troppa filosofia sulla natura del conflitto uomo/donna, sul rapporto di coppia e sui rituali della societa’ di oggi, anche se integrata bene nei dialoghi. Il personaggio di lui e’ molto (troppo?) simile ad altri personaggi di De Carlo: a volte sembra che il “giusto” stia solo dalla parte di chi e’ sregolato, inaffidabile, del tutto non integrato, soprattutto contrapposto a personaggi che trasudano antipatia fin dalla prima riga per come sono freddi, ingessati nelle loro idee assorbite da altri e incapaci di una minima deviazione dalla routine e dall’universalmente condiviso. Il finale e’ emozionante ma totalmente irreale.
Insomma, un bel libro, fa pensare, si legge con piacere, ma forse non proprio un capolavoro. Cio’ detto, i libri di De Carlo sono quelli che piu’ spesso tiro giu’ dallo scaffale per rileggere un capitolo o qualche pagina quando mi ritrovo ad avere mezz’ora di pausa, tra una cosa e l’altra. Cosi’, per puro piacere.