Caro Dino ti scrivo: perché il basket in fondo è cuore, non statistiche

dal Sole24Ore, 17 gennaio 2019:

Ricevo e pubblico volentieri, firmata da chi di basket se ne intende davvero, una lettera per Dino Meneghin. Semplicemente il miglior cestista italiano di sempre e uno dei più grandi a livello mondiale nella storia di questo meraviglioso sport.

Caro Dino,
dopo tanti anni di silenzio ho deciso di scriverti in occasione del tuo compleanno. Per la precisione dopo 69 anni, non proprio pochissimi, che sono certo vivrai come hai sempre fatto: con il cuore e lo spirito di un ragazzino. Ti ho visto nascere, anche se tu non potevi saperlo, in un piccolo paesino in provincia di Belluno: Alano di Piave, frazione di Fener, che fino ad allora era persino difficile rintracciare su una carta geografica.

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Una storia vera

Genitore 1: “Mi dica, qual è il suo ragazzo?”

Genitore 2: “Perché vuole saperlo?”

Genitore 1: “Oh, voglio solo dirgli quanto fa schifo”.

Genitore 2: “Ma non può farlo! È solo un ragazzo! Come si sentirebbe se lo facessi con suo figlio?”

Genitore 1: “Beh, lo sta facendo da tutta la gara”

Genitore 2: “Eh? Ma chi è il suo ragazzo?”.

Genitore 1: “L’arbitro”.

Tratto da una storia vera.
Grazie al GAP Catania per averla condivisa.
#sempreminors

La dura, durissima vita degli allenatori delle giovanili

Un bell’articolo di un vecchio compagno di gioco (Mattia Losi del Sole 24ore) su quanto vincere nel breve termine sia più facile dell’investire sui ragazzi della propria squadra per costruire fondamentali come si deve. Vale per il basket, ma per molto altro…
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Nella vita di un giocatore di basket (ma potremmo parlare di qualsiasi altro sport) esistono due fasi distinte: la prima è quella delle giovanili, in cui l’insegnamento della parte tecnica costruisce le basi indispensabili per poter arrivare alla fase due. Che è quella dei campionati senior, di qualunque livello essi siano. E lì, dalla Serie D alla Nba, non ci sono eccezioni: se non hai imparato davvero a giocare… smetti. Arrivi a diciotto, diciannove anni e improvvisamente ti ritrovi a guardare le partite da bordo campo: rigorosamente lato tribuna, in mezzo al pubblico.

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Dalla NBA a Saronno: la strana parabola di Charlie Sax Yelverton

Bellissimi ricordi di uno dei miei idoli di 40 anni fa. E bello riscoprire che è anche una persona eccezionale, oltre che un campione vero.

Articolo di Mario Castelli, http://lagiornatatipo.it/nba-saronno-charlie-yelverton/

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Se mai vi capitasse di mettere piede nel piccolo palazzetto della Robur Saronno, squadra lombarda che negli ultimi decenni ha fatto un po’ di altalena tra quelle che una volta, nostalgicamente, si chiamavano Serie B2 e C1, ci mettereste ben pochi secondi ad accorgervi di una gigantografia ritraente un uomo di colore, che campeggia proprio sopra gli spalti all’altezza della metà campo Continue reading “Dalla NBA a Saronno: la strana parabola di Charlie Sax Yelverton”

Auguri a tutti i papà ex giocatori di basket

A 3 mesi: ti veste con una tutina con la palla da basket.basket-daddy
A 3 anni: dopo ‘mamma’, ‘papà’ e il tuo nome, ti insegna che la quarta parola è basket. Se hai nonni, fratelli o sorelle, è lo stesso. C’è prima ‘basket’.
A 5 anni: ti chiede se hai voglia di iniziare il corso di minibasket. Cioè, non è che te lo chiede proprio. Te lo impone.
A 7 anni: ti porta al campetto e ti fa fare canestro.
A 10 anni: ti porta al campetto e ti stoppa.
A 14 anni: ti porta al campetto e ti demolisce.
A 18 anni: lo porti al campetto e gli fai passare tutto quello che hai mandato giù per 10 anni. Però, se fate gare di tiro o di liberi, non ti preoccupare. Lui vince sempre.
A 20 anni: è il capo ultrà della tua squadra giovanile.
A 25 anni: è l’unico tifoso della tua squadra senior.
A 30 anni: vuole essere aggiornato su tutto, dalla NBA alla tua 1° divisione, quando poi in realtà non gliene importa niente.
A 40 anni: vedete assieme le partite di basket della vostra squadra del cuore.
Lo sport più bello del mondo, con la persona migliore del mondo.

Sul campo, tu sei il n.1.
Anche perché io faccio schifo.

Auguri Papà.

 

da L’umiltà di chiamarsi Minors

https://www.facebook.com/chiamarsiminors/?fref=ts

Mike D’Antoni loses the fight with Carmelo Anthony

Mike D’Antoni resigns from the New York Knicks. What a pity… This is another case when a collective game strategy clashes against “the star” attitude, and in this case, the star was preferred. Unfortunately, it does not look like THIS star (Carmelo Anthony) can bring the team to success.

See below an excerpt from the New York Times article.

The Knicks’ offense sputtered early this season with Anthony as its focal point and, for a time, as the point forward. Lin sparked a brief renaissance last month when he took over as the primary playmaker, and the Knicks won eight out of nine games, most of them without Anthony, who was injured. Continue reading “Mike D’Antoni loses the fight with Carmelo Anthony”