Rist Attack: pagare con i presoldi

Procuratevi un computer, dei fogli di carta bianca, un paio di forbici e una stampante a colori. Fatto? Bene.

Quando, a fine pasto, il cameriere vi consegna il foglietto con l’importo da pagare, analizzatelo nel dettaglio. È assai probabile che non sia affatto ciò che sembra.  Se va di lusso, potrete scorgerere un blando avvertimento:  “preconto”, “non fiscale”, “non valido ai fini fiscali”. Ma non è infrequente la consegna di un biglietto più ambiguo e sibillino.

Per avere la certezza che si tratta di un documento fiscale e non della solita carta straccia messa lì per aggirare il Fisco, verificate che non manchino:  l’intestazione della società (con nome, indirizzo, partita Iva) e il numero progressivo del registro di carico delle ricevute.

Fatto?

Non è un conto? Non c’è problema. A casa, sui fogli bianchi, avrete stampato e ritagliato col vostro paio di forbici svariate copie della banconota della foto qui sopra. Infilatene un po’ nella busta del conto e rifiutatevi di tirar fuori i quattrini veri, finché l’oste non avrà fatto altrettanto con la ricevuta fiscale.

In caso di resistenza, chiudetegli la bocca con uno strato sottile di colla vinilica.

Fatto?

Da uno spassoso articoletto di Valerio Visintin sul Corriere della Sera:
Rist Attack: pagare con i presoldi.

Why do people do these things – My personal list

This post is constantly updating as I discover (or remember) new items that belong to this list, so keep watching it. The order is purely random, but you can rank (and add) in the comments, if you wish.

6) A 16-year old with the compulsory stupid cap, hanging trousers that force him to a penguin walk, and, final touch, the unmissable cigarette behind one ear, ready to be lit up when approaching the school and he can be viewed by his mates. Continue reading “Why do people do these things – My personal list”

11 typical characters you’ll meet on a basketball playground

We all met our share of obnoxious, irrational, hopeless or simply stupid players, who plagued our afternoons at the basketball playground. Here is a good representation, although I could add the narcissistic personality, the jumper, the compulsive shooter, and many others… Enjoy!

La scuola italiana, nel 2030

Ce ne rendemmo conto troppo tardi. Era un caldo pomeriggio di luglio. La luce filtrava dalle tende nella grande sala dove con gli altri anziani trascorrevamo le giornate guardando la tv, in uno stato di continuo passaggio dal sonno alla veglia. I ragazzi si affacciarono alla porta. Erano grandi, ormai. Vivevano all’estero e venivano a trovarci solo due volte all’anno, a Natale e d’estate. Ci salutarono, temendo che non li avremmo riconosciuti. Anche questa volta erano soli, i nipotini erano rimasti a casa. Ci scossero leggermente, per assicurarsi che fossimo svegli. Poi ci guardarono negli occhi. Sorrisero a mezza bocca. E dissero semplicemente: “Perché? Avreste potuto impedirlo ma non muoveste un dito. Non ci provaste neanche. Perché?”. Li fissammo con aria stupita, restituimmo il mezzo sorriso. Riuscimmo solo a biascicare poche parole: “Scusateci, fummo dei grandissimi coglioni a lasciar demolire la scuola italiana”.

Giovanni De Mauro su Internazionale

Ancora sull’Expo 2015

Milano. Sarà una grande opera a cura del Comune (Letizia Moratti), della Regione Lombardia (Roberto Formigoni) e del Governo italiano (Silvio Berlusconi) a caratterizzare l’Expo milanese del 2015. Si tratta di una enorme figura di merda, che sorgerà accanto ai grattacieli di City Life. La figura di merda di Milano sarà alta 170 metri, aperta al pubblico, visibile a tutti e già se ne parla in tutto il mondo.

Continue reading “Ancora sull’Expo 2015”

Social media, the Dilbert way

…but this is more common than just Dilbert, believe me. Most corporations are so scared of social media that what they do with them in reality (as opposed to starting the obligatory page on Facebook) is madness.